L'opera di Resentera corona la riedificazione del Palazzo dell'ANCE ed è basata su una divisione dello spazio articolata in quadri e sviluppata entro due registri sovrapposti, chiusi sul lato sinistro da un’unica fascia verticale. Tale soluzione appare in stretto rapporto volumetrico con il progetto architettonico originario della sala di cui la pittura costituiva un perfetto fondale, ideato per dare risalto ai convenuti sul palco e agli oratori. Con esplicita funzione evocativa del luogo e della committenza, nell’invenzione di Resentera il ponteggio sostituisce i contorni abituali delle partiture spaziali della grande decorazione, assumendo inoltre la funzione di collegamento tra i due ordini. Entro la trama simbolica del ponteggio, l’artista svolge il programma iconografico prescelto: la storia secolare del cantiere del Duomo di Milano narrata evocando i potenti che lo vollero e lo promossero, accanto agli architetti e alle maestranze che lo edificarono. Secondo un’antica pratica della narrazione pittorica, l’artista ritrae, inoltre, i committenti dell’affresco in alcuni dei personaggi storici raffigurati. Il gesto della figura di spalle nel quadro inferiore a sinistra indica l’ordine di lettura, lo svolgimento della narrazione. È l’arcivescovo Antonio da Saluzzo che nel 1386 avvia l’edificazione della nuova cattedrale di Milano nel nome di Ambrogio, il santo vescovo e patrono della città, e in accordo con Gian Galeazzo Visconti, che nell’invenzione di Resentera assume i tratti classicheggianti di Cesare. Segue quindi Francesco Sforza e la sua sposa Bianca Maria Visconti. In alto, figure in costume evocano gli artefici dei secoli successivi, fino a Napoleone Bonaparte e ai suoi architetti. Alla fascia laterale a destra è affidato il compito di chiudere cronologicamente la narrazione. Nei due quadri sovrapposti, muratore, ingegnere, architetto e capomastro ci riconducono alla contemporaneità del cantiere infinito del Duomo. |